Meditazione sul Venerdì Santo di Marcello Petraccia.
- MadonnadeiBisognosi
- 8 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
La vita è un continuo andare e tornare, un andare e venire: una strada che porta in lande misteriose e piene di meraviglia.
Ciò che oggi e in questi giorni celebriamo nei segni, e riferiamo soprattutto a Cristo, lo celebriamo nella realtà per noi e per i nostri fratelli.
La pasqua non è su un altro piano rispetto alla nostra vita, vicino magari, ma parallelo; lo interseca invece, lo incrocia e lo modifica, lo trasforma, gli cambia il senso donando la speranza a chi vive il momento del dolore e della sofferenza.
Abbiamo celebrato la VIA CRUCIS, ricordando la strada percorsa da Gesù verso il Calvario, ma tante volte sperimentiamo questa via dolorosa anche per noi stessi e per le persone che accompagniamo, soprattutto quando siamo vicini ai genitori anziani, agli ammalati, e quanti non sono più autosufficienti.
Ma il vero viaggio va fatto nel proprio cuore: dalla tristezza e rassegnazione che ci porta a rinunciare, si giunge alla gioia e all’entusiasmo di proclamare la Buona Novella.
Cosa abbiamo fatto questa sera?
Non una parentesi di fede che lascia fuori la vita quotidiana; non una celebrazione tradizionale che rimane muta di fronte alle domande della nostra vita di tutti i giorni.
Abbiamo annunciato che le nostre domande più profonde e più inquietanti hanno una risposta, e sono risolte da Colui che ha sì riposato per qualche tempo nel sepolcro, ma soprattutto ha liberato in esso un potenza infinita che apre i sepolcri di tutti gli uomini, ugualmente figli di Dio, ugualmente chiamati alla salvezza, ugualmente destinati alla piena e definitiva vittoria della Risurrezione, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte.
Sul peccato prima, perché per vincere la paura della morte è necessario vincere quanto ci fa sentire lontani da Dio, ce lo fa avvertire come estraneo, o apparire come giudice severo.
Abbiamo celebrato la fede che dona senso alla vita, che spalanca porte che altrimenti sono chiuse ad ogni uomo.
Abbiamo detto che la morte non è l’ultima parola scritta sulla storia dei nostri fratelli, perché continueremo questo andirivieni: nella Chiesa a pregare davanti al Cristo Crocifisso e poi attorno al fuoco da cui accenderemo il cero pasquale.
Abbiamo svuotato il cuore della tristezza per lasciare il posto alla gioia, il canto del lamento si spegne per lasciar spazio al canto dell’Alleluia; infatti Colui che hanno crocifisso ed è stato posto nel sepolcro, ci rimane solo qualche istante; Lui è il Vivente!
Cosa abbiamo fatto questa sera?
Abbiamo celebrato la vittoria della Vita sulla morte, del Vivente e di tutti viventi che sono i suoi fratelli, che siamo noi!
Marcello Petraccia
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