Riflessione sul Giovedì Santo.
Marcello Petraccia
Va subito detto con chiarezza: noi non celebriamo gli ultimi giorni di Gesù in quanto ultimi giorni della sua vita, ma perché in essi c’è stata la rivelazione, la narrazione di tutta la vita di Gesù e di tutta l’opera di Dio a favore di noi uomini. Con questo tramonto siamo all’inizio del primo giorno, il primo dei tre giorni pasquali.
Il mistero dell’Eucaristia si inscrive nel solco di circostanze drammatiche: "Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito" (1 Cor 11,23) istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Non ne è solo l'evocazione, ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli.
La Chiesa ha ricevuto l'Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa non rimane confinata nel passato, giacché "tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell'eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi" (C.C.C.,1085). Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa Gesù poteva fare di più per noi? Davvero, nell'Eucaristia, ci mostra un amore che va fino « all'estremo » (cfr Gv 13,1), un amore che non conosce misura.
Nella nostra preghiera portiamo i vostri volti e le vostre sofferenze e confidiamo che il Signore dia a tutti la forza per superare questa prova. Difatti, da quando l'Eterno senza tempo ha fatto irruzione nel conteggio angusto del tempo; da quando la divinità si è rivestita d'umanità, assumendola in sé e redendola da ogni forma di schiavitù e franchigia, questa tetra notte non è più notte davanti a Te: il buio come luce risplende.
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